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Mons. Accrocca: le Aree interne hanno bisogno di sostegni economici e di una seria progettualità

Scritto da il 25/08/2021

Come molti di voi qui presenti ricorderanno, il 13 maggio 2019, nel documento Mezzanotte del Mezzogiorno?, citato prima da don Maurizio, rifiutando di aderire alla rassegnazione, come se i giochi, ormai, fossero fatti e l’unica possibilità rimasta fosse quella di un accanimento terapeutico per ritardare, quanto più possibile, la morte dei propri territori, i vescovi della Metropolia di Benevento esortavano ad agire non in maniera disorganica o, ancor peggio, scomposta, ma con una progettualità profetica, con “un progetto strategico di lunga gittata che miri a privilegiare l’interesse comune, il quale solo può consentire il benessere di tutti, singole persone come enti locali”. Nei giorni 24-25-26 giugno 2019, si tenne – anche questa tappa è stata ricordata – il Primo Forum degli Amministratori Campani, ma già il 12 giugno Papa Francesco, in una lettera al sottoscritto, aveva, tra l’altro, affermato: “La condizione precaria delle fasce più deboli della società richiede da parte di tutti – istituzioni, comunità ecclesiali, realtà educative ed assistenziali – un costante sforzo per chinarsi sulle difficoltà e le sofferenze di tanti nostri fratelli e sorelle, offrendo loro gesti concreti di condivisione e di solidarietà. Auspico, pertanto, che si dedichi ogni energia per ridare speranza alle persone più deboli e bisognose di aiuto, in vista di una società sempre più accogliente, fraterna e a misura d’uomo”. Copia di tali testi e del programma del Forum fu da me consegnata al Presidente Mattarella quando si recò a Benevento per l’inaugurazione dell’anno accademico, il 28 gennaio 2020. Don Maurizio ha poco fa elencato le tappe salienti di un percorso ormai consolidato: da parte mia sottolineo, ancora una volta che i territori delle “aree interne”, poveri di popolazione e di risorse, dopo la pandemia vedranno – facile previsione – aumentare il numero dei poveri, anche se proprio la pandemia ha peraltro messo in luce le potenzialità delle aree interne rispetto ai grandi raggruppamenti urbani e alle aree metropolitane. Come vescovi non intendiamo sostituirci a nessuno, non vogliamo arrogarci compiti che non sono nostri, quanto piuttosto, in coerenza con il nostro ufficio di pontefici, vale a dire costruttori di ponti, intendiamo proporre un metodo che, in politica come in economia, come pure nel vissuto ecclesiale, tenga fermo il primato della comunione. E il metodo – come si affermava già nel 2019 – era ed è quello del camminare insieme, di “fare rete, quindi, gioco di squadra, programmando insieme una politica di sviluppo: se riuscissimo nell’intento, tutti ne trarremo vantaggio; in caso contrario, tutti saremo destinati a perdere” (Mezzanotte del Mezzogiormo?). Un serio progetto per le Aree interne, infatti, avrebbe ricadute positive, anche sul piano economico, per tutta la Nazione. In un contesto dove i rapporti umani sono più forti e stabili che non nei grandi raggruppamenti urbani o – peggio ancora – nelle aree metropolitane –, risultano infatti più facili anche quei legami di solidarietà che in altri contesti lo Stato deve impegnarsi a garantire (non sempre con efficienza né efficacia) con grosso dispendio economico. Nei piccoli Comuni, invece, molte persone si prendono cura dei vicini anziani, vigilando su di loro a distanza, come faceva Miriam, la sorella di Mosè, quando il fratello infante, nel cestino, fu affidato alla Provvidenza. Ebbene, quante persone potrebbero vivere in modo più dignitoso e sereno la propria vecchiaia in questi territori (invece che in case di riposo…), e quanto beneficio economico ne trarrebbe lo Stato, se vi fosse un progetto serio per rivitalizzare tali terre? D’altronde, come in un organismo umano la necrosi di parte del tessuto corporeo comporta un danno serio per l’organismo intero, allo stesso modo, la morte di una parte del territorio costituisce un danno serio per tutto il Paese, in questo caso per la nostra Penisola: si pensi ai danni ambientali possibili in un territorio non presidiato, alla perdita che ne subirebbe il patrimonio artistico e culturale, senza contare che l’abbandono delle aree interne costituisce la premesse per l’ingigantirsi delle periferie urbane, che hanno già i loro consistenti problemi. Com’è stato ricordato, il secondo Forum, che sarebbe stato aperto dall’allora Ministro per il Sud Provenzano e concluso dall’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non poté tenersi in presenza, ma non per questo si fermarono i lavori: per maggiori informazioni si potrà comunque consultare il sito www.faare.org. Tuttavia la questione coinvolge in prima persona i vescovi anche da un punto di vista pastorale, perché le aree interne pongono problemi del tutto diversi rispetto alle aree urbane o metropolitane o turistiche: molti programmi pastorali in realtà sono più tagliati per aree urbane che non per le cosiddette zone interne (si discute spesso di utilizzo dei mezzi audiovisivi nella pastorale catechistica, quando in tali zone mancano i bambini, di utilizzo di internet quando si fatica ad avere la rete, di pastorale familiare in tali zone le giovani famiglie sono una vera e propria rarità…). Per questo, si è presa l’iniziativa di invitare altri vescovi che sono toccati dalla problematica per avviare un confronto sul da farsi, per elaborare pian piano una pastorale per le aree interne, o almeno averne una qualche idea. Poiché le aree interne sono una questione dell’Italia intera, del Nord come del Sud del Paese, a Benevento, presso il “Centro La Pace”, il 30-31 agosto 2021 si ritroveranno oltre venti vescovi provenienti da tutta da dieci diverse Regioni civili (Piemonte, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia), oltre al Segretario Generale della CEI, monsignor Stefano Russo (proveniente anch’egli da zone interne: è stato infatti vescovo della diocesi di Fabriano-Matelica), che aprirà i lavori con un suo intervento iniziale (vedi programma allegato). L’incontro avrà, com’è per sua natura, carattere prettamente pastorale; è innegabile, tuttavia, che esso segnala anche un problema di natura sociale e politica, poiché una questione che è d’interesse civile e di rilevanza nazionale non può che essere affrontata dal Governo centrale del Paese. Personalmente, sono convinto che le Aree interne abbiano bisogno sì di sostegni economici, ma prima ancora di una seria progettualità a medio e lungo termine, e cioè abbiano bisogno, anzitutto, d’intelligenza politica, che dovrebbe essere messa in campo quanto prima, poiché ogni anno perduto comporta l’accumulo di un ritardo che fra poco rischierà di farsi incolmabile. Tuttavia – come affermavo nella mia omelia alla Messa Crismale, nel maggio 2020 – se la grande politica si mostrasse attenta “ai sondaggi più che alla storia, al consenso più che ai progetti, pronta a riaggiustare di volta in volta il tiro nel tentativo di tornare a guadagnare i punti di percentuale perduti o che si presume lo siano, giacché i sondaggi non sono certezze”, allora la questione rischierebbe di restare in un binario morto, poiché, “posto il collo sotto il giogo del consenso, non resta spazio per una cultura del progetto, che al contrario richiede lungimiranza e apertura di mente, anche se solo un progetto chiaro può – sulla distanza – costruire un consenso stabile”. L’incontro avrà, naturalmente, un carattere riservato, non pubblico; sono previsti tuttavia incontri con gli operatori della comunicazione nella serata di lunedì 30 e a fine dei lavori, prima del pranzo di lunedì 31 agosto. Giornalisti e operatori della Comunicazione che desiderassero partecipare ai suddetti incontri dovranno premunirsi dell’accredito, che potranno ottenere attraverso l’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali.


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