Clan Moccia: confermate tutte le condanne, una sola assoluzione, clamorosa
Scritto da Pasquale il 19/10/2021
In data odierna la Corte di Appello di Napoli, quarta sezione penale, in riforma della sentenza emessa in data 27 giugno 2019 dal G.u.p presso il Tribunale di Napoli, pur ridimensionandolo nelle pene inflitte, ha confermato l’intero impianto accusatorio elevato nei confronti di dirigenti ed affiliati al clan Moccia. Nello specifico la Corte di appello ha condannato :
Angelina Giuseppe esclusa la qualità di capo e promotore e riconosciuta la continuazione con precedente condanna alla pena totale di anni 22 di reclusione
Barile Alfredo , esclusa la qualità di capo e promotore, anni 8 di reclusione
Barra Vincenzo, esclusa la contestata recidiva, anni 7 di reclusione
Belardo Luigi , riconosciute le generiche equivalenti alla contestata aggravante in anni 5 e mesi 4 di reclusione
Bello Carmine , riconosciute le generiche equivalenti alla contestata aggravante, riconosciuta la continuazione con precedente sentenza di condanna, totale anni 10 e mesi 2 di reclusione
Bengivenga Mauro, esclusa qualità di dirigente, anni 10 e mesi 8 di reclusione
Capone Anna, riconosciute le attenuanti generiche prevalenti alle aggravanti ad eccezione di quella ex. art. 416 bis comma 1, anni 3 di reclusione
Catiello Giovanni ,esclusa la recidiva e riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante, totale di anni 11 e mesi 4 di reclusione, ivi compreso il riconoscimento della continuazione con precedente condanna ad anni sei di reclusione già ritenuto in primo grado,
Cennamo Gioacchino, riconosciute le generiche equivalenti alla aggravante contestata, anni 5 e mesi 4 di reclusione
D’Ambrosio Giuseppe, esclusa la qualità di organizzatore e concesse le circostanze attenuanti generiche equivalenti alla aggravante contestata, anni 8 di reclusione
Del Prete Giovanni,non doversi procedere per morte dell’imputato
Esposito Antonio , riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alla recidiva reiterata specifica, anni 6 e mesi 8 di reclusione
Favella Maria , assolta dal reato di partecipazione al clan con la formula per non aver commesso il fatto con revoca della pena accessoria inflitta
Felli Sabato, riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante, anni 5 di reclusione
Ferraiuolo Luigi Lenza , riconosciuta la continuazione con precedente sentenza, anni 18 di reclusione
Laurenza Antonio riconosciuta la continuazione con precedente sentenza, anni 10 di reclusione
Nobile Raffaele ,riconosciute le generiche equivalenti alla aggravante contestata e la continuazione, anni 6 di reclusione
Pezzullo Angelo, riconosciute le circostanze attenuanti generiche equivalenti alla aggravante contestata e alla recidiva reiterata specifica e la continuazione con precedente condanna, anni 12 di reclusione Polizzi Corrado, assolto dai capi 14 e 28 ed esclusa la qualità di dirigente, anni 9 e mesi 4 di reclusione
Rocco Luigi, riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alle recidiva anni 5 e mesi 4 di reclusione
Tranchino Giorgio, esclusa la qualità di organizzatore e riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante, anni 8 e mesi 4 di reclusione
Tuccillo Teresa, riduce la pena inflitta in anni due e mesi 4 di reclusione
Cosicchè anche il giudizio di appello ha visto confermare la penale responsabilità per ben 21 affiliati alla compagine criminale, con una sola sorprendente eccezione. Infatti, suscita indubbio clamore l’assoluzione di Favella Maria, figlia dello storico senatore del clan Favella Francesco, condannata in primo grado ad anni nove di reclusione per partecipazione al clan, decisione ribaltata in toto nel giudizio di appello. Eppure, la posizione della donna sembrava compromessa atteso che durante i colloqui carcerari con il padre furono sequestrati dei pizzini destinati a veicolare all’esterno i messaggi di Favella Francesco in direzione degli affiliati liberi. Nonostante ciò, hanno fatto evidentemente breccia nei giudici della Corte di Appello partenopea le argomentazioni giuridiche formulate dai difensori di Maria Favella, rappresentata dagli avvocati Dario Vannetiello e Teresa Sorrentino. Infine, va segnalato che la Corte di appello ha rigettato l’impugnazione proposta dalla Procura della Repubblica che chiedeva l’inapsrimento delle pene inflitte ai numerosi imputati.